Le rubriche

Il Dolce Stile Eterno
nella poesia italiana del XX secolo

di Dalmazio Masini

tratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze

 

II parte

Dopo che nel precedente numero abbiamo visto Ardengo Soffici non potevamo non prendere in considerazione quello che fu uno dei suoi maggiori amici e protagonista centrale dei fermenti letterari e artistici di inizio secolo: GIOVANNI PAPINI.
Papini nacque a Firenze il 9 Gennaio 1881 e sin da adolescente sembrò capire che veramente il nuovo secolo, nel quale stava per entrare, avrebbe portato una rivoluzione nelle arti e nei costumi così vasta da non essere neppure immaginabile in quegli anni. E ad affrontare questa rivoluzione si preparò meticolosamente, affiancando a studi regolari, personali ricerche letterarie e filosofiche.
E' del 1903 l'incontro con Soffici e la nascita del suo primo giornale letterario IL LEONARDO, preludio di quell'importante periodico che fu LA VOCE che vide la luce 5 anni dopo, sempre con la collaborazione di Soffici e Prezzolini, e quindi, ancora dopo 5 anni (siamo nel 1913), LACERBA che marca la corrente del "futurismo" fiorentino che smorza le accese provocazioni marinettiane e dà vita ad opere letterarie sicuramente più valide.
Due sono le raccolte di versi di Giovanni Papini: "Opera Prima" che riporta la scelta delle poesie scritte nell'arco del suoi ventanni e "Pane e Vino", uscita quando l'autore aveva già superato i 40 anni.
Anche se è certamente per la sua più ampia opera in prosa che il nome di Papini giganteggia nella storia della letteratura italiana, dobbiamo però rilevare che le sue poesie hanno comunque una loro ben precisa fisionomia, tradizionali nella impostazione in quartine, variamente rimate, ma trasgressive nei ritmi che spaziano attraverso vari metri (a mio giudizio troppo spesso non felicemente accostati).
La poesia che abbiamo voluto riportare, VIOLA, è un tenero omaggio del padre, già quarantenne, alla giovane figlia ed è uno dei pochi testi dove Papini sembra volersi costringere anche a una coerenza metrica: inizia infatti con un endecasillabo al quale segue un novenario (unico intruso) e poi continua senza più uscire dall'endecasillabo.

VIOLA

Viola vestita di limpldo giallo,
che festa ad un tratto scoprirti
venire innanzi con grazia di ballo
di tra i ginepri e l'odore dei mirti!

La ricca estate si filtra e si dora
sopra il tuo piccolo volto rotondo;
ad ogni moto dell'iride mora
bevi nel rlso la gioia del mondo.

Par che la terra rifatta stamani
più generosa, più fresca di ieri
voglia specchiarsi negli occhi silvani
tuoi, risplendenti di casti pensieri.

Al tuo venire volante s'allieta
questo mio cuore e con Dio si rimpacia,
l'arida bocca del padre poeta
torna a pregare allor quando ti bacia.

Giovanni Papini

(da "Pane e Vino" - Ed. Vallecchi)