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CHE COS'È LA POESIA

di Franco Gilardetti

da "Il Dolce Stile Eterno" supplemento de L'Alfiere di Giugno 2008

Nel corso dei secoli molti personaggi, illustri o sconosciuti, hanno dato varie definizioni della poesia; penso, quindi, che non ci sia nulla di male se ne tento una anch'io.

La poesia si può paragonare a una bellissima donna, molto corteggiata, ma alla quale spesso si manca di rispetto. Ed infatti un atleta di scarso rendimento viene chiamato bidone; un cantante o un attore poco dotati sono dei cani; un cattivo pittore un imbrattatele; un musicista mediocre uno strimpellatore; un narratore scadente uno scribacchino. Di contro un poeta che scrive brutte liriche, quasi sempre prive dei fondamentali requisiti di armonia e metrica e spesso incuranti delle più elementari regole di grammatica e sintassi, raggiunge la celebrità, e in qualche caso ottiene anche il Premio Nobel per la Letteratura. Non c'è da stupirsi, dunque, se il pubblico affolla gli stadi, va a teatro, compra quadri, dischi e libri di narrativa, ma non acquista poesie, tanto che i più “grandi” poeti contemporanei quando pubblicano un libro di versi raramente vendono più di un migliaio di copie.

E non basta: quasi tutte le giurie dei premi letterari di qualsiasi livello di prestigio sono composte, con poche lodevolissime eccezioni, da membri che a loro volta partecipano ad altri concorsi e così si assiste, da decenni, alla ferrea regola del “io premio te, che tu premi me” e via scambiando. Ora in qualsiasi tipo di competizione un comportamento così verrebbe duramente colpito: con una pesantissima ammenda, con una lunga o definitiva squalifica e, in certi casi, perfino il carcere (com'è noto in politica il voto di scambio è un reato). Solo nei premi letterari questa doppia e incompatibile funzione viene svolta senza problemi, spudoratamente citata come un titolo di merito nel curriculum e, cosa ancor più allucinante, trova perfino i suoi estimatori.

Ma c'è dell'altro: i critici, questi strani personaggi capaci di avvalorare per autentiche opere di Modigliani alcuni pietroni rozzamente scolpiti col trapano, di definire Giuseppe Verdi “inadatto alla musica”, di negare il Premio Nobel per la medicina ad Albert Sabin che con le sue scoperte ha salvato milioni di vite umane, per invece assegnare quello per la Pace ad un tale Arafat fortemente sospettato di terrorismo e che sempre si faceva fotografare col mitra in mano. Ebbene questi fieri avversari della lirica, attraverso frasi roboanti e completamente prive di senso, “spiegano” all'incauto lettore la “grande poesia” contemporanea della quale sono i primi in assoluto a non capire assolutamente nulla (altrimenti sarebbero più chiari).

Credo comunque che ci sia un'inversione di tendenza perché oggi, particolarmente da parte delle giovani generazioni, si manifesta un grande ritorno di interesse per la poesia vera, quella fatta di rime, di ritmo, di metrica, di musicalità. Ed è quindi necessario sfruttare appieno l'opportunità che ci viene offerta visto che siamo ancora in tempo a salvare quel soffio vitale chiamato Poesia. Domani potrebbe essere troppo tardi.

Franco Gilardetti