Articoli

tratti dalla rivista

 

POESIA E METRICA

di Mario Macioce

da "Il Dolce Stile Eterno" supplemento de L'Alfiere di Ottobre 2006

 

Occorre, prima di tutto, sgombrare il campo da alcuni equivoci ricorrenti.

Il primo è quello di confondere metrica con rima. La metrica è il ritmo, il gioco degli accenti, la musicalità del verso. Non per nulla “metrica” deriva dal greco “metron” (metron), cioè “misura” ed è appunto la misura del verso e dei tempi musicali. La rima tutti sanno cos'è, ed è un'altra cosa.

Non si può fare la rima senza la metrica, perché decisamente stona, come nella prosa. Si può invece fare la metrica senza la rima, o con poca rima: l'ha fatto anche Leopardi e nessuno oserà dire che Leopardi non era un poeta!

La rima, se è bella, se è ben fatta, è un arricchimento della poesia; ma se è brutta, se è fatta per forza, con parole o frasi fuori luogo o ridicole, rovina tutto.

Un altro equivoco è questo: c'è fra i "poeti" amatoriali uno scontro aspro ed inconciliabile fra chi ritiene che la metrica faccia bella la poesia e chi al contrario pensa che la metrica faccia la poesia brutta e degna di essere gettata senza nemmeno leggerla (molte giurie di concorsi!).

Gli uni e gli altri sbagliano: non è la metrica che fa bella o brutta una poesia, così come non è la tela che fa bello o brutto un quadro.

La poesia bella non viene da sé, né con la metrica né con gli argomenti, ed è difficile e rara; pochi hanno la capacità (e l'addestramento, fatto di molte letture intelligenti) per poterla fare.

Il problema vero è un altro. La poesia senza metrica è una contraddizione in termini; senza musicalità la poesia non esiste: si chiama prosa; e continua a chiamarsi prosa - magari bellissima, ma prosa - anche se la si scrive andando continuamente a capo.

La metrica si può fare in tanti modi e si può rinnovare. C'è la metrica di Dante e di Petrarca e c'è quella di Ungaretti, di Montale e di Saba. Ma se non c'è la metrica o comunque una qualche accentuata musicalità, chiunque sia l'autore, non c'è poesia, "per la contradizion che nol consente".

C'è poi un terzo equivoco: quello che si possa imparare a fare poesia in italiano su modelli stranieri, ovviamente tradotti. Il guaio è che la traduzione è, per forza di cose, una versione in prosa.

Intanto il traduttore dovrà essere perfettamente bilingue, per cogliere e rendere ogni sfumatura e ogni finezza stilistica che, se sono importanti in prosa, in poesia sono essenziali; e questo a volte è impossibile, perché non c'è corrispondenza di vocaboli o di espressioni fra le due lingue, e in ogni caso non c'è corrispondenza di suoni. E poi anche il più bravo traduttore del mondo ha solo due possibilità: fare una versione in poesia italiana allontanandosi necessariamente dal modello, oppure tradurre parola per parola l'originale, facendo appunto una versione in prosa, perché le parole nella nuova lingua sono spesso diverse per lunghezza e suono e a volte addirittura non esistono e debbono essere tradotte con una frase.


Questo non significa che, messi i puntini sulle "i" e ripristinata la verità, non possa restare tutto così com' è. L'importante è aver fatto chiarezza.

In Italia, secondo certe statistiche, ci sono tre milioni di "poeti" e dieci milioni di persone che, almeno una volta nella vita, hanno scritto "poesie". E' chiaro che non ci possono essere nel nostro Paese dieci milioni di poeti e neppure tre milioni, altrimenti la poesia sarebbe ben poca cosa!

Ma perché non dovremmo continuare a scrivere? E' un' attività gratificante per noi e qualche volta (di rado) anche per gli altri. Ci sono in Italia alcune centinaia di migliaia di persone che si dilettano a scrivere in metrica e alcuni milioni che fanno della prosa poetica, talvolta anche ottima. Perché non dovremmo continuare?

L' importante è non dire che il bianco è rosso, il nero è giallo, le vacche volano e la neve cade all' insù! Una bicicletta, per quanto bella, non è un'automobile, e viceversa.

Voler fare poesia, rinunciando del tutto alla metrica, è come voler fare la musica senza le note.

Se esiste la musica senza note, allora può esistere anche la poesia senza metrica.

Mario Macioce