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ABBADIA SAN SALVATORE

a cura di Gioia Guarducci

da "Il Dolce Stile Eterno" supplemento de L'Alfiere di Ottobre 2006

 

Abbadia San Salvatore, cittadina posta sul versante orientale del monte Amiata, sorge in un territorio considerato di confine fin dai tempi più antichi, prima fra l'Impero e lo Stato della Chiesa, poi fra la Repubblica di Siena e il Granducato di Toscana. Il borgo ebbe origine verso la metà dell'VIII secolo intorno a un'abbazia (o come si diceva allora: ”Abbadia”), dedicata al Santissimo Salvatore, che, secondo una leggenda, venne fatta costruire dal nobile monaco longobardo Erfo (o Erfone) del Friuli, nel luogo di una miracolosa visione avvenuta durante una caccia al cinghiale nei boschi amiatini. (Lo stemma del Comune, infatti, riporta la raffigurazione di questa leggendaria apparizione). Un'altra tradizione attribuisce l'Abbazia allo stesso re longobardo Rachis, successore di Liutprando. Dell'originario edificio rimane oggi ben poco, poiché fu distrutto e ricostruito nell'XI secolo in stile romanico dall'abate germanico Winizo (o Winizzone).

I Monaci Benedettini esercitarono il diritto di giurisdizione sulla fiorente comunità Badenga e l'influenza dell'Ordine col tempo si estese fino a raggiungere la Maremma e la Val di Chiana.

Entrati però in conflitto con i potenti vicini, gli Aldobrandeschi di Sovana e i Conti di Santa Fiora, i Monaci furono costretti a cedere parte dei loro possedimenti.

Di questi contrasti si giovarono nel 1212 i cittadini per ottenere, dopo una breve dominazione da parte di Orvieto, lo statuto con una sorta di autonomia comunale.

Intanto per la crisi dell'Ordine Benedettino, l'Abbazia nel 1228 fu affidata dal Papa all'Ordine Cistercense.

Dopo la battaglia di Montaperti (1260), i Senesi si impadronirono di questi territori, ma già agli inizi del Trecento Abbadia tornò sotto Orvieto, che comunque presto la cedette agli Aldobrandeschi.

Nel 1347 fu venduta nuovamente a Siena, a cui rimase fino alla metà del XVI secolo, quando passò sotto il dominio di Firenze.

Dopo la soppressione dell'Abbazia nel 1782 da parte del Granduca Pietro Leopoldo, la chiesa venne affidata alla compagnia di San Marco Papa, mentre il monastero con le terre venne venduto a privati.

Con il plebiscito del 1860 ne fu dichiarata l'annessione al regno d'Italia.

Nel 1867 Abbadia San Salvatore fu privata delle frazioni di Campiglia d'Orcia, Bagni di San Filippo e Caselle del Vivo, che vennero aggregate al comune di Castiglion d'Orcia. Nel 1897 fu dato inizio allo sfruttamento delle miniere di mercurio del monte Amiata (chiuse definitivamente nel 1976), che portò alla popolazione del luogo, dal punto di vista economico, alcuni aspetti positivi, ma anche altri negativi per le dure condizioni di lavoro dei minatori.

Dal 1939 i Monaci Cistercensi tornarono a prendersi cura dell'Abbazia.

Voglio concludere queste poche notizie, con il ricordo del poeta Gian Domenico Peri di Arcidosso (1564-1639) ("nato poverissimo tra le mandre e i rusticani esercizi imparò solamente a leggere e scrivere", come rammenta Eugenio Lazzereschi), il quale così scriveva della bella montagna amiatina che gli aveva dato i natali :

Felicissimo monte, ove natura
col ciel concorde ogni sua grazia pose,
lieta e dolce stagion, ch'a l'amorose
alme dà vita, e luce eterna e pura;
Bene a te larga fu l'eterna cura
in darti tante doti altrui nascose,
raro pregio dei monti, in cui ripose
l'uman diletto ogni più nobil cura.
Splenda in te dunque il ciel chiaro e lucente
d'ogni stagion, né mai nembi e procelle
turbino il ciel del tuo liet' oriente .

Gioia Guarducci