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DOVE VA LA POESIA?

di Gioia Guarducci

da "Il Dolce Stile Eterno" supplemento de L'Alfiere del giugno 1999

Dopo l'Idealismo che, contro l'ottica Verista, riportava tutta l'Arte a sentimento e ad intuizione lirica, si è avuta nel Novecento una cultura poetica che, pur seguendo strade diverse, ha ridotto la Poesia a pura confessione dei propri stati d'animo.

Ciò che colpisce di più è la preponderanza dell' "Io", l'introspezione psicologica e l'esplorazione quasi ossessiva di sé, delle proprie sensazioni, alla ricerca delle origini dell'inquietudine e della sofferenza.

Il predominio del subconscio, dell'irrazionale, del sogno su tutto ciò che è realtà, ha portato ad una frattura tra poesia e storia civile. In un impulso quasi rivoluzionario sono stati rigettati i grandi ideali romantici e, in nome di una malintesa libertà, è stata rifiutata anche l'architettura metrica tradizionale, considerata un abbellimento retorico e di facciata.

Si è visto il poeta ricercare, sulle orme della critica Crociana, l'intuizione pura, lo squarcio lirico, il frammento perfetto, che concentrasse in un solo punto tutta la verità dell'esistere, ma questo ha ridotto la poesia a una misura estremamente breve, spezzata, essenziale, frammentaria, ha distrutto ogni strumento offerto dalla logica e dal senso comune.

In queste nuove esperienze si sono confusi elementi poetici e prosastici nell'ambizione di giungere ad una poesia libera, non ponderata né riflessa, ma scaturita di getto dall'intimo e perciò ritenuta più vera e più aderente al suono intimo dell' "Io" interiore.

Con i suoi pregi e con i suoi difetti questo nuovo modo di poetare ha fotografato la nervosa sensibilità di un'epoca, dagli eventi sociali sconvolgenti.

Non è possibile dire, comunque, che la lirica dei grandi poeti del nostro secolo, pur esprimendosi in forme più libere e più nuove, abbia dimenticato gli insegnamenti del passato. La misura metrica non è disconosciuta; l'uso, però, che se ne fa è lontano dalle costruzioni chiuse della tradizione classica.

Soltanto alcuni minori, subendo il fascino del verso libero, introdotto dall'americano Whitman o dalla poesia di autori stranieri, conosciuta soltanto attraverso traduzioni prosastiche, ritengono di poter fare a meno della misura metrica e scrivere a ruota libera, con il solo vincolo di spezzettare di tanto in tanto la frase andando inconsultamente a capo.

I grandi poeti, invece, innovano la forma spezzando materialmente il verso su due o, talvolta, più righi, ma alla lettura il verso si ricompone nella sua armoniosa ritmicità.

Il voler fare poesia, negando valore ad ogni regola è, però, paragonabile al voler suonare uno strumento musicale senza conoscere alcunché di musica; certamente se ne ricaveranno suoni spontanei, di un'immediatezza e libertà senza pari, ma nessuno dirà mai che tali componimenti siano "Musica"!

Rotti gli schemi metrici tradizionali, nell'illusione di una libertà assoluta, (ricordiamo le "parole in libertà" dei Futuristi), la parola che nasce dal poeta assurge a momento di verità universale.

La ricerca di un linguaggio semanticamente innovato, non corrotto, né logoro, capace di esprimere con immediatezza le profonde senzazioni dell' "Io", ha portato i poeti a sperimentare forme stravaganti e di netta rottura con la poesia classica precedente.

La preponderanza dell'immagine sul costrutto sintattico e sui nessi logici è derivata nella poesia del Novecento per accordo o per antitesi, in massima parte, dalla poetica del D'Annunzio e dall'influenza prima dei poeti simbolisti francesi, poi dei surrealisti.

La poesia, in questo ultimo secolo, ha innegabilmente trovato una nuova sensibilità linguistica, in cui l'uso di analogie e metafore ha offerto alla parola una particolare suggestione ed immediatezza lirica.

Questa parola, spesso preziosa o rarefatta, oltre la sua superficialità estetizzante, ha acquistato un significato simbolico, che riconduce l'immagine ad una verità allegorica, dentro cui si cela, come in un bozzolo di soggettivismo, l'animo del poeta.

La poesia pura ha dato luogo alla poetica dell' "Ermetismo": qui il poeta si chiude in un universo privato, soggettivo, per sfuggire all'offesa del mondo, all'orrore dei tempi duri, alle ingiustizie contro cui non è capace più di lottare.

Questo nuovo gusto, però, sulle orme di Ungaretti, Saba, Montale, Luzi, ha prodotto oggigiorno una schiera di epigoni, che scrivono versi alla moda del momento, ma non hanno dei veri poeti né l'afflato, né la tensione altissima dell'anima.

Così, senza neppure il sussidio della forma poetica da tempo ripudiata, ci si è illusi di raggiungere gli apici della poesia solamente con il trascrivere sulla carta i moti più intimi dell'animo, fidando unicamente nella felice scelta di parole e immagini suggestive.

La poesia è specchio del cuore del poeta e del mondo che lo circonda, non può dunque più continuare ad essere un fenomeno di aristocrazia letteraria, deve, dopo gli anni bui, le incertezze e lo smarrimento del recente passato, tornare a vivere e a lottare per l'avvento di un'epoca più felice.

E' tempo, nell'imminenza del nuovo secolo, che torni ad essere voce comprensibile da tutti e non solo chiuso retaggio di pochi eletti.

Alle soglie del Duemila, occorre chiedersi: dove va la Poesia?
Non basta l'orecchio finissimo di chi sa ascoltare la musica segreta del cuore, è necessario tornare a conoscere le norme, le note che regolano il verso.
I nessi logici debbono tornare a costruire armonicamente il discorso poetico, perché anche chi ascolta possa goderne il messaggio universale.

Non più l'esercitazione accademica, certo, ma nemmeno lo sperimentalismo più sfrenato. Oggi, dopo la furia iconoclasta votata al rinnovamento, alla rimozione delle incrostazioni retoriche, dobbiamo rivendicare alla Poesia la sua propria e peculiare connotazione.
Occorre mettere mano ad una ricostruzione organica fatta di ritmi musicali, di metri consapevoli, che sostengano dal di dentro (senza che se ne avverta il peso) il tessuto delle parole.

Il Poeta del nuovo secolo, nel libero gioco di suoni, nella diversa rispondenza dei versi, secondo un suo progetto personale, assecondando l'intima scansione del suo pensiero, dovrà tornare con sensibilità e con leggerezza a seguire il solco classico della tradizione.

 

Gioia Guarducci